20 Lug “Katundi”
Luglio 2001
Piano di azioni per la rifunzionalizzazione del centro storico ed antico del Comune di Greci (Av).
I perchè di una rifunzionalizzazione
Le ragioni storiche della formazione di una comunità sono da ricercarsi nel bisogno primordiale di riunirsi per meglio affrontare le necessità umane, sociali e produttive. Nel momento in cui le variabili della storia rallentano la convenienza alla convivenza iniziano, inconsciamente, a venir meno anche le ragioni dell’esistenza della comunità stessa, intesa come aggregato di uomini, azioni e dei luoghi che li accolgono.
In questo processo si identificano i motivi del lento degrado che avvolge i centri storici della nostra terra. La produttività che l’antica convivenza favoriva, è stata alla base della costruzione e trasformazione dei luoghi, fino a quando la difficoltà ad incontrare il mercato, la trasformazione delle tecnologie, dei processi produttivi, gli eventi della storia hanno diminuito la convenienza a convivere in quei luoghi, ad usarli, a trasformarli fino a portarli sull’orlo del baratro.
Lo sforzo, quindi, da compiere nel tentativo di salvare i nostri piccoli centri non può limitarsi alla mera conservazione di una struttura urbanistica o alla preservazione di un ricordo, bensì, deve essere proprio quello di ricreare convenienza ad usare quei luoghi ed a trasformarli.
L’attenzione, invece, da porre, dovrà essere quella di stimolare nuove funzioni, realmente produttive ma che possano integrarsi con le caratteristiche del territorio, al fine di non creare nuovi scempi.
Come si vede, quindi il limite tra la distruzione del patrimonio e la sua mummificazione è assai flebile. La riconoscibilità di questo limite, sarebbe auspicabile fosse affidata all’individuo, come lo è stato per secoli prima di noi.
All’indomani del sisma del 1980, il dolore, la nostalgia, la possibilità di usare fondi pubblici, ha creato il “problema” di cosa fare dei piccoli centri dell’Irpinia. Fortunatamente, il “problema” è maturato in dibattito, accogliendo le analisi, le proposte delle varie componenti culturali e politiche coinvolte dalla questione. Come spesso capita, però, le azioni precedono l’analisi e quindi ci troviamo ancora oggi a dissertare di una questione importantissima, consci che “il già fatto” grava pesantemente sulle possibilità future.
Ad aumentare l’incertezza hanno concorso anche la molteplicità degli strumenti di programmazione, l’assenza di un loro coordinamento ed aggiornamento reale, unitamente alla molteplicità dei programmi di valorizzazione del territorio. Tutto questo ha creato una pressione sociale e politica tesa quasi esclusivamente a usare i tanti finanziamenti previsti, scambiando così lo strumento per l’obbiettivo, si è creato un attivismo non sempre ispirato da un programma organico.
Sintesi del Piano d’azioni
Greci Katundi, comune albanofono in provincia di Avellino, è l’unico paese alloglotto Arbereshe (= italo-albanese) di tutta la Regione Campania. Lo scorso luglio, è stato affidato all’Associazione “amici della Bottega delle MANI” uno studio per ridare utilità alle strutture del centro storico, oramai quasi del tutto abbandonato. Ad ottobre è stato consegnato, il Piano d’Azioni per la rifunzionalizzazione del centro storico ed antico di Greci. Lo scopo del piano di azioni per la rifunzionalizzazione del centro storico di Greci, affidato dal Comune all’associazione “amici della bottega delle MANI”, nasceva dall’intento di riunire, i tanti contributi esistenti, le esperienze realizzate e quelle in previsione, la conoscenza del patrimonio che si possiede per costruire un programma di azioni minime, coordinato con le azioni di programmazione istituzionale, che creassero i presupposti per ridare funzionalità alle strutture, del centro storico della comunità albanofona irpina.
Il Piano d’Azioni, redatto da un gruppo di studi coordinato da Mario Pagliaro, presidente dell’associazione, a cui hanno partecipato: Riccardo Cannavale per le indagini sociali e Carlo Riccio per il marketing del territorio, andando oltre le indicazioni del “marketing territoriale”, è stato strutturato per fornire la comunità non di un nuovo e sempre interpretabile piano di analisi, ma di un concreto canovaccio che indicando le possibilità di redditualizzare le potenzialità esistenti a Greci, segnasse soprattutto il modo di auto-organizzarsi operativamente per poter usare queste potenzialità.
Il piano si fonda tutto sulla idea di “sviluppo sostenibile” e sulla possibilità di innescare anche a Greci, una filiera delle imprese legate ai beni culturali ed ambientali. Una filiera produttiva, però, assolutamente orizzontale, in cui non si crei dipendenza di molti rispetto ad una realtà forte (filiera verticale) ma, invece, mutuo scambio di opportunità allo stesso livello di azione.
L’attenzione, inoltre, è stata di non lasciarsi ammaliare dalle chimere del turismo generalizzato o dell’ambientalismo fine a se stesso. Si è voluto, invece, segnalare, quanto sia indispensabile che in una reale ipotesi di ” produttiva sostenibile”, l’artigianato di produzione preceda l’artigianato di servizio. Per questo alle diffuse, e pur utili, convinzioni circa la bontà della creazione di strutture turistico ricettive in quei paesi del nostro entroterra che risentono molto di una economia stagnante e di conseguenti cali demografici, si è sostituita la convinzione di quanto sia necessaria, innanzitutto, l’avvio di una economia dimensionata e non influenzata da cicli stagionali o effimeri, poi di quelle strutture di servizio che possono trarre ulteriore giovamento dalle nuove opportunità.
L’idea progetto, quindi, è stata quella di trasformare il centro storico ed antico di Greci, i suoi locali vuoti e i suoi monumenti sottoutilizzati, in una “cittadella dell’Artigianato”. Infatti, alla luce delle analisi fatte è emerso come il “caso Greci”, potesse essere risolto solo “restituendo redditività alle strutture del cento storico attraverso l’introduzione, in quel luogo, d’attività economiche nuove con caratteristiche tali da generare sia redditi autonomi, che attrazione di complemento ad un potenziale sfruttamento turistico del territorio.
Il mondo della produzione artigianale in Irpinia, pur essendo il traino dell’economia provinciale, è, comunque, sconosciuto al “grande pubblico” nelle sue caratteristiche e potenzialità più affascinanti e “professionali”. Questo ha determinato l’appiattimento della sua immagine su temi banalmente folcloristici, retorici o nostalgici e soprattutto, spesso falsi.
L’isolamento in cui versano le aziende artigiane, sempre più lontane dal contesto socio-culturale del territorio, da politiche di mercato innovative, dalla ricerca intorno alle nuove funzioni ed ai nuovi linguaggi estetici, ha creato un generale ripiegamento intorno produzioni di basso livello qualitativo pur di essere concorrenziali, per prezzo, alle inespugnabili produzioni di massa. Si è rinunciato, così, allo sviluppo di produzioni qualificate anche in territori extra provinciali ed alla creazione di un mercato indotto di servizio della produzione artigianale di qualità.
Da tutto questo, emerge la necessità di avere un riferimento fisico che rappresenti, promuova, stimoli l’intero panorama dell’artigianato artistico irpino, e non solo, verso orizzonti di qualità oggettiva. L’idea progetto esposta, candida Greci a diventare tutto questo.
Se il bisogno individuato è di colmare il vuoto esistente nella rete di servizi promozionali, commerciali e culturali alle piccole imprese dell’artigianato di qualità, lo strumento per raggiungerlo è la costituzione di una struttura e di spazi capaci di realizzare quei servizi all’interno del centro storico di Greci. ”.
Enunciare la creazione di una “Cittadella dell’artigianato” ha significato poter immaginare l’avvio di una vasta rete di servizi culturali e commerciali sempre riferiti all’artigianato artistico ed alla fruizione del territorio, diversificati ma sempre complementari tra essi e quindi al territorio, se introdotti in una organizzazione “a filiera.