Sottrazioni di design

castro dei volsci

Sottrazioni di design

di Michele Policano

dal quotidiano Ottopagine del 27/003/2011

Castro dei Volsci, è un piccolo paese dalle atmosfere quattrocentesche ancora intatte, che da tempo ha rilanciato la sua identità non nella retorica, ma nella vivacità di una impresa culturale. Sede privilegiata di iniziative legate all’arte contemporanea e non solo, grazie alla vulcanica attività di Simona Perchiazzi, curatrice tra l’altro dell’evento napoletano “Luminarie“, dal 30 maggio, per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Castro ospiterà l’evento “Bandiere d’artista“, il racconto della nostra identità attraverso l’opera di 27 artisti del contemporaneo nazionale, ed un designer: Mario Pagliaro.
In apparenza decontestualizzata, la presenza del designer irpino sarà legata alla sua recente produzione intitolata “IN_CURVA – sottrazioni in legno curvato” . Una iniziativa di “design sociale” curata dalla bottega delle MANI e condotta con la Casa Circondariale di Lauro, l’associazione Madrecoraggio contro la droga” e la Claai Avellino, mirata alla creazione di alternative per il reinserimento sociale dei detenuti.
Gli oggetti della nuova linea di design sono il frutto di una personale interpretazione della tecnica del legno curvato, creata per fare di “necessità virtù”, superando le difficoltà proprie dall’ebanisteria, venire incontro alle esigenze tecnologiche, anticipare le richieste del mercato. Il risultato: moduli multifunzione, dal design anni ’50 derivato dalla reinterpretazione della tradizione scandinava attraverso i materiali dell’intarsio sorrentino. L’obiettivo: aggiungere leggerezza, praticità e curiosità alle tradizioni del “vivere con gusto”. I moduli, infatti, possono essere usati come contenitore per bottiglie di vino, portariviste, portatovaglioli, lampade. Filo rosso, anche di questa nuova produzione, la riunione della tecnica analizzata attraverso il design con la sapienza di mani artigiane, questa volta quelle dell’ebanista serinese Antonio Ascolese.
Nell’antico borgo laziale, i lavori di Pagliaro non saranno esposti ma, in quanto consapevole arte applicata alla funzione, messi in funzione all’interno di un presidio di gastronomia e cultura quale la “Locanda del Ditirambo“, fulcro delle intelligenti trasformazioni del borgo. “L’idea di inserire il design di Mario Pagliaro, all’interno dell’evento – spiega Simona Perchiazzi – nasce dal fatto che il suo lavoro si sposa con il mio concetto di sottrazione. Io lavoro molto sulla sottrazione e sul segno e per Mario questi due concetti sono gli elementi principali della sua ricerca. Mi piace molto il suo gioco “a levare” . Mi piace la sua linea semplice, il modo in cui l’oggetto si pone: non è “urlato”, violento, non è un pugno nell’occhio. Si percepisce che dietro c’è uno studio incredibile sia sui materiali, che sul prodotto finale e tutto ciò per arrivare non al minimo, ma alla sottrazione“. Fare per togliere, senza scadere nel “minimal”, per il designer irpino, infatti, un’idea diventa oggetto senza improvvisazioni, un’apparente semplicità che affida ai materiali ed alle rifiniture artigianali la forte caratterizzazione. “Il design artigiano interessa se è evoluto – continua la curatrice dell’evento – se si ha la forza di rompere con la tradizione, se si accostano materiali nuovi, su nuove proposte funzionali, allora sì che si può ipotizzare un mercato. Come ciò che Mario fa con il suo lavoro: sperimenta e unisce tradizione e innovazione. Quello che colpisce, è la capacità di mettere insieme diversi artigiani, che fanno cose completamente diverse e saper ascoltare prima le loro potenzialità e poi portare l’innovazione nel loro lavoro. Senza essere violenza. Comprende e ad ascolta la loro arte e riesce a modificare ed innovare“. L’obiettivo dell’art director napoletana, attraverso l’inserimento dei lavori dell’architetto avellinese tra le “Bandiere d’artista” e quello di continuare l’evoluzione contemporanea del magico borgo frosinate arrivando a comprendere anche il design. Farlo diventare, oltre che luogo dell’arte contemporanea, anche quello del design nazionale. “L’idea che vorrei proporre è quella di un design che non abbia la necessità di stupire, che consideri importante studiare e approfondire. Questo è quello che ho visto nei lavori di Mario, tutti figli di analisi, matite consumate, pensieri osservati, idee miscelate. Come faceva un tempo Dalisi“.