
01 Lug Calitri, il liceo, il design
dal quotidiano Ottopagine del 1/07/2011
Un territorio è un insieme organico di cose, case e chiese. Dove per chiese si può intendere i luoghi delle istituzioni, i templi dove si celebra e si serve le comunità. O almeno si dovrebbe. La Scuola per un territorio, è la summa di tutto questo. Se poi parliamo di un territorio come l’Alta Irpinia e di una scuola che parla d’arte, tutto è ancora più vero. “Dal ’59, l’ Istituto d’Arte di Calitri è il riferimento per i ragazzi di tre regioni e quattro province”. Gerardo Vespucci, dirigente scolastico dell’Istituto “A. M. Maffucci” di Calitri, ha un quadro netto della situazione: “Per un lungo periodo, la formazione della conoscenza diventava competenza applicata immediatamente sul territorio. Soprattutto nel campo della ceramica, i nostri allievi, da Lioni a Ruvo in Basilicata, hanno trovato una loro collocazione. Negli ultimi anni, invece, la crisi complessiva del modello di sviluppo delle nostre terre ha impedito che ci fosse ancora questa corrispondenza diretta tra formazione e lavoro.”
Dopo la crisi del territorio è giunta anche la “riforma Gelmini”, e forse, per una volta, chiodo scaccia chiodo. Era la scuola per i più artisti tra i nostri compagni, per i più cinici, quella cui orientare i meno portati ai congiuntivi o all’equivalenze. Gli Istituti d’arte, per anni, hanno costituito un’alternativa agli studi scientifici ed umanistici, proponendo la formazione di artisti, veri o presunti. Oggi, con la nuova riforma, artista non è più una qualifica professionalizzante, gli I.S.A. sono stati trasformati in Licei artistici, distinti in cinque indirizzi diversi, ognuno di esso non più con l’obiettivo di formare protagonisti d’arte, ma tecnici con competenze tecniche nel campo dell’arte. Quello di Calitri, è diventato Liceo Artistico ad indirizzo Design. Una rivoluzione.
Il design, come l’architettura non è arte, è mestiere allo stato puro. Se il magister “era l’operaio che sapeva di latino”, il designer è colui che è votato all’ottimizzazione delle produzioni. Se poi entrambe le discipline spesso sconfinano in mondi legati al giudizio estetico, lo si deve solo al personale apporto di pochi, illuminati maestri. Il resto è, e deve essere, mestiere. Una prospettiva diversa per chi veniva formato con la possibilità di essere demiurgo.
Proprio per questo, però, le scuole d’arte, potrebbero rimodulare i loro effetti sul territorio. “Nelle difficoltà che viviamo oggi, cosa si può fare? Nulla. Oppure, illudersi che il nostro Liceo Artistico possa trovare uno spazio proprio pescando nelle deficienze del sistema produttivo irpino, caratterizzato dall’assenza diffusa di competenze alte ed altre, che punta sempre alle stesse figure, riproponendo quindi, sempre ciò che già c’è!” Per decenni e dopo migliaia di miliardi investiti in distretti industriali, realizzati o immaginati nell’Irpinia d’oriente, dal tessile al meccanico, si è pescato nel territorio solo in quanto possibile serbatoio di operai o di terzisti.
Difficilmente ai nostri ragazzi, arruolati nelle fila della imprenditorialità assitita post-terremoto, si è riconosciuto ruoli propositivi. Da quest’analisi nasce la potenziale crisi che il Liceo Artistico in Design di Calitri, vuole prevenire: come relazionarsi con un territorio che non riconosce il ruolo del progettista? Anche Vespucci ha ben chiaro che: “le nostre aziende, piccole e grandi, credono sia possibile assolvere o approssimare in sé tutte le figure necessarie alla produzione, dal progettista, all’esecutore, al promoter. E considerano diseconomia o disonore, affidare ad esterni anche una di queste mansioni”. Il dramma del nostro artigianato, come della nostra economia in generale, infatti, risiede esattamente in questo: la ripetizione di forme, funzioni o produzioni credute tradizionali, quindi, solo per questo, qualitative, e l’abbattimento dei costi a scapito della qualità, immaginando di dover concorrere con la produzione di massa.
Scelte operate senza la mediazione di un’analisi, di competenze multidisciplinari, di confronto con il reale e, soprattutto, con il potenziale. Conseguenze sono le centinaia di botteghe chiuse o che galleggiano tra le lusinghe degli amici e lo scarso mercato, di medie imprese che si contendono appalti pubblici al ribasso e operatori ad aggiornamento “zero”. La crisi non è economica, ma culturale, per questo la realtà del “nuovo” liceo calitrano, con la riforma che deve attuare diventa elemento di analisi primario in una Irpinia che dice troppo di voler cambiare per volerlo fare veramente. C’è un anno di tempo per risolvere la questione.
Nel 2012 il Liceo Artistico di Calitri avvierà il primo anno del triennio, quello in cui i programmi specializzanti porteranno i ragazzi fuori dalla scuola, all’interno del loro territorio. Per questo, già dalle prossime settimane, con l’associazione “bottega delle MANI” e Otto pagine, si attuerà un programma di confronti con le realtà produttive della nostra provincia: “L’Irpinia delle forme e delle produzioni”, una serie di iniziative non solo per mostrare ai ragazzi come si lavora, ma alle nostre aziende cos’è il progettare. “La scommessa di queste terre maledette, gioca attorno ai tremila ragazzi delle scuole dell’Irpinia d’Oriente. O troviamo loro una possibilità o perderemo anche questi.”