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di artigianato..in design - bottega delle MANI

di artigianato..in design

di artigianato..in design

di Mario Pagliaro

pubblicato sul quotidiano Ottopagine del 28/08/2011

Per essere chiari: l’artigianato non e’ arte, almeno fino a quando il pittore potrà conservare per sé il suo quadro migliore, mentre l’artigiano dovrà disperatamente tentare di vendere anche il suo comodino peggiore. Per essere precisi: neanche il design è arte, almeno fino a quando il pittore potrà dipingere ruote quadrate, mentre il designer sarà costretto ad immaginarle rotonde. Per questo nel convegno che si terrà nel polo fieristico di Calitri il 3 settembre, organizzato dalla “bottega delle MANI”, con il Liceo Artistico ed il Comune di Calitri, la Comunità Montana “Alta Irpinia” e Otto Pagine, non si speculerà di artisticità potenziali, presunte o auspicabili ma saranno testimoniati modelli produttivi “altri”, applicabili anche alle nostre piccole aziende artigiane.“…di Artigianato …in Design”, questo il titolo, dalle nostre parti si direbbe “di palo… in frasca…” ironizzando sulla volontà di saltare tra cose diverse. Questa volta, però, la saggezza popolare sbaglierebbe, perché i rami dell’artigianato e le foglie del design possono essere parti di un unico albero, quello del territorio. Un territorio, l’Irpinia, che pur quando ben fotografato, visto da vicino, mostra troppe foglie spente e rami rinsecchiti. Altrove, invece, le difficoltà di creare economia saranno anche le stesse ma la differenza rispetto al “fare” di casa nostra è l’attenzione costante a coltivare prospettive larghe. Tutta l’azione produttiva condotta da tante aziende dell’artigianato, da Salerno a Cantù, sta nella capacità di confrontarsi con il territorio, non come retorico elemento di tradizione ma in quanto serbatoio da cui attingere idee, professionalità, possibilità capaci di migliorare il proprio prodotto e caratterizzarlo nel senso della qualità e non della retorica. E’ dal ’94 che la “bottega delle MANI”, prima tra tutti in Campania, ha parlato di contaminare l’artigianato con il design e non per fare “cose belle”, ma per uscire dalle secche di mercati che non funzionavano. Si parlava di una ri-unione della “cultura del fare” con la “cultura del progetto”. Dopo 16 anni, bisogna confessarsi che in qualcosa non ci si è spiegati bene. Evidentemente, si è riusciti a comunicare solo la necessità di dare valore alle produzioni di qualità a piccola scala, ma quelli che si pensava dovessero capire, hanno preso con sé solo un aspetto. Oggi tutti, troppi, dagli organizzatori di sagre, ai sindacati, alle università parlano di artigianato, ma sono molti, troppi, quelli che ancora cercano una sua collocazione che sia lontana dalla retorica del già’ fatto. L’incontro calitrano e’ stato voluto proprio per questo, per dire che l’artigianato può essere economia solo se apre le sue botteghe e riconosce l’opportunità di far entrare “gente”. Il piccolo artigiano rappresenta l’unica unità d’impresa capace di essere flessibile e veloce nel rispondere al mercato, ma solo se non continua a ritenere o credere indispensabile, il chiudere in sé tutte le competenze necessarie a fare mercato. Per questo, nell’incontro di Calitri, si è scelto di parlare di design attraverso chi ne ha fatto impresa e non professione, perché questi ultimi, per una volta e finalmente, saranno i beneficiari di un’azione di promozione. A breve il Liceo Artistico in Design di Calitri immetterà sul mercato decine di designer ogni anno. Una scuola che da cinquant’anni già’ semina, nel corridoio della Valle dell’Ofanto, cultura d’arte adesso è chiamata, dalla riforma Gelmini, a confrontarsi con la formazione di operatori economici applicati all’arte. E la grande scommessa, in Irpinia, non sarà più quella di far confrontare i ragazzi con il mondo del lavoro, ma di far riconoscere al mondo delle aziende l’esistenza e le opportunità di una nuova professionalità’ del loro territorio. Competenze che non sarà economico, ancora una volta, surrogare, ma usare, pagare e ringraziare. Il designer, quella figura attraverso la quale e possibile creare alternative al proprio mercato, facendo meglio ciò che si sa far bene, per guadagnare di più, è la chiave di volta di un metodo economicamente vincente, che verrà testimoniato nel convegno attraverso “persone d’azienda” come Maria Rosaria Perdicaro, che con la “Fornace della cava” attraverso i designer rende economicamente vantaggioso fare ceramica in un territorio, come quello cavese, in cui si disperava potesse ancora essere possibile, i fratelli Riva, con la brianzola “Riva 1920”, che testimoniano la possibilità di usare legni massello per produzioni a larga scala, ma solo perché il suo utilizzo e’ stato pensato e pianificato attraverso la sinergia tra design, sostenibilità’ e territorio. Ancora, Simona Perchiazzi che da anni, a Napoli e non solo, tenacemente unisce cultura e impresa e Marco Senatore delegato dell’associazione “Città della Ceramica”, un obiettivo sfuggito a Calitri, suo malgrado, ma che resta un modello di promozione della qualità da coltivare. La premessa sarà affidata a chi ha la responsabilità di programmare la formazione dei giovani designer, il dirigente Gerardo Vespucci, le conclusioni, a chi ha la responsabilità di programmare la produttività del territorio: l’assessore Giuseppe Di Guglielmo. L’incontro, però, partirà con una testimonianza sulla difficoltà di restare, quella di Michele Policano un giovane, che se oggi, all’Ufficio delle Entrate volesse definirsi “designer”, sarebbe costretto allo spelling: “de-si-gner”.