Il buon serramento

Il buon serramento

di Guido Alberti*

Un tempo, non molto tempo fa, in ogni paese c’era almeno un maestro falegname che nella sua bottega realizzava a mano serramenti, porte e finestre. Le creazioni erano uniche, difficilmente replicabili in serie, e si contraddistinguevano per essere realizzate con attrezzature manuali e tecniche tradizionali.
Con l’avvento dell’industrializzazione poi, anche la falegnameria tradizionale si è evoluta verso un processo di produzione industriale dei manufatti, prodotti in serie con macchine e moderne attrezzature.
Con questo passaggio però, inevitabilmente si è dovuto pensare a delle regole, degli strumenti di guida per normare il processo di produzione, sia da un punto di vista qualitativo che tecnico prestazionale, per favorire la trasparenza e la lealtà tra i diversi operatori del settore. Dal 1 febbraio 2010 infatti, non è stato più possibile immettere nel mercato comunitario serramenti privi di marcatura CE. Va ricordato che la marcatura CE del serramento non è un plus ultra, bensì un obbligo di legge, che rende idoneo un serramento all’impiego previsto, secondo determinati requisiti indicati nel Regolamento n. 305/2011, entrato ormai in vigore dal 1 luglio 2013. La norma UNI EN 14351-1:2006 non contempla però la posa in opera del serramento, facendo solo qualche accenno alle prescrizioni del produttore, nonché alla redazione di un manuale di posa in opera, qualora il manufatto sia venduto e installato da terzi.

La norma, ai fini dell’idoneità all’impiego del prodotto, posto quindi in opera, rimanda alla legislazione nazionale del paese di destinazione del prodotto. Nel nostro caso però, bisogna dire che attualmente non vi è una norma tecnica che fornisca indicazioni su come posare correttamente un serramento.
L’unica norma di riferimento che menziona la posa in opera è la UNI 10818 “Finestre, porte e schermi. Linee guida generali per la posa in opera”, seppur definendo solo le figure che prendono parte al processo di posa attribuendone eventuali responsabilità.
Pur essendo nati protocolli volontari che qualificano la posa in opera del serramento, è chiaro che, da questo punto di vista, ci sia ancora molto da fare.

La qualificazione della posa in opera è un’opportunità per tutti gli operatori del settore legno. Il falegname, produce il proprio serramento, lo marchia per venderlo sul proprio mercato di riferimento, ma spesso si affida al “come si è sempre fatto” per posarlo in opera. I problemi che nascono dopo il primo inverno sono quelli che tutti noi conosciamo. Problemi di scarsa tenuta, sia all’aria che all’acqua e condensa superficiale e/o muffa sono ormai noti a tutti gli operatori del settore. Il miglior infisso posato male in opera, è sicuramente peggiore di un infisso mediocre ben posato. A senso quindi sforzarsi per realizzare il miglior serramento, lasciando poi che questo sia posato in modo non conforme alle proprie prestazioni?
Un serramento con un potere fonoisolante superiore a 40 dB, richiede attenzioni particolari per essere realizzato e un costo maggiore per essere acquistato dal committente; non è quindi ammissibile che in opera ottenga non più di 35 dB, non trovate?
Il falegname del futuro non potrà quindi prescindere da un’apertura verso la progettazione del serramento e della sua corretta messa in opera. Se il primo aspetto è già stato, in qualche modo, rivisto all’interno delle falegnamerie, il secondo resta ancora tabù. Il primo passo è quindi la qualificazione delle diverse figure che intervengono nel processo di posa in opera, da responsabile tecnico al posatore, fino al venditore. Se le diverse figure chiave nel processo non “parlano” la stessa lingua, difficilmente si otterranno i risultati sperati. Il progettista di oggi è alla ricerca di figure specializzate in grado di parlare la sua stessa lingua, per confrontarsi su tematiche di fondamentale importanza nella realizzazione di edifici a basso consumo energetico, perché farsi trovare impreparati?

(*) esperto serramenti e blogger www.posaqualificata.it