14 Ago L’architetto, il macellaio e la gente “che sa”
Ho un macellaio di fiducia. Non dirò mai a nessuno chi è.
L’ho studiato, sondato, provato, spiato, confrontato, … ho impiegato anni, ma ora sono certo della sua capacità, correttezza, equilibrio prezzo/qualità e soprattutto che i suoi prodotti non passano per la Camorra food spa .
In verità non posso permettermelo sempre, lo uso per le grandi occasioni, lui lo sa e, forse per questo, quando entro nella sua bottega, capisce di essere importante per me quel giorno. Lascia il bancone alla moglie “pè spiccià le signore ‘mbrillaccate che vonno sulo no pietto e pollo” e mi si piazza davanti, con le mani infilate nella pettorina del grembiule e la faccia di chi dice: “iniziamo?”
Io mi scelgo una delle sue sedie di ferro nero, in plastica intrecciata, verdi o gialle, lo guardo, mi seggo e gli racconto cosa mi sono sognato. I miei sogni non sono mai luculliani. Se pure succede che mangio, non vedo mai cosa. Di solito sogno femmine, diavoli, figli, case, cose, mai chiese, e gente, gente, gente. Quando poi mi sveglio, “mi rimane semp’ na cosa ‘ncuorpo“.
– << Un certo non so che“, dice lui, ammiccando alle signore ‘mbrillaccate.
Allora, mi chiede:
– <<….ma quella vestita di giallo che camminava all’incontrario, teneva a faccia di vostra nonna? >>
– << Uhmm non mi pare – rispondo io – più di quella antipatica che veniva all’università con me. Però invecchiata.>>
– << E’ quando siete arrivato sull’orlo del burrone, siete saltato da solo o vi ha spinto chillo faccistuorto? >>
– << Don Antò, e vi ho detto che ho iniziato a volare e poi sono atterrato sul mio letto. >>
– << …che teneva il copriletto blu! >>, puntualizza lui.
– << Bravo >>, concludo io.
A volte cedo e mi scappa: “Don Antò, ma arrosto per la brace, quello con l’osso ci stà?”
– << Architè, … po’ ci pensammo. Continuate! >>
– << …no perchè, a mia figlia piace quello poco grasso.>>
– << Architè, e non song fatt vuost.>>
Non mi rimane che raccontarmi. Non ci mettiamo poi tanto, in chiacchiere se ne passa meno di una mezzorata. Alla fine, lui fa la faccia soddisfatta e sentenzia:
<< architè, a voi serve no bello lacierto! E domani ci fate il primo ed il secondo. Dovete fare la “Genovese”. Ropp’ jate da Maria ‘e fronte, tiene tutto, cipolle, odori e pure i ziti … pecchè la “Genovese” si fa con i ziti spezzati! >> e mi guarda severo.
– << Per forza >>, lo rassicuro.
– << Maria tene pure il vino bianco, ma voi ce l’avete già >>
– << Si, veramente tengo quello che faccio con i bambini >>
– << Che quest’anno è pure uscito buono. Giusto? Mi raccomando, fuoco basso, almeno due ore e salate alla fine. Na pentulella e broro per non far asciugare. Siete daccordo?
– << Si >>
Pago, resto indeciso se fare la faccia di chi vorrebbe uno sconto, ma lui già mi anticipa: << architè, vuje vulite mangià buono? >>
Allora, vesto la faccia di quello sicuro: <<Mi fido di voi don Antò! Stateve buono >>
Quando torno a casa, faccio esattamente come dice lui, mangio, se ho ospiti mi beo dei complimenti.
Nel dopo pranzo, dopo il caffè e mentre il limoncello si aggiunge alla nebbia del Fiano, mi viene sempre la stessa domanda: << ma perchè la gente “che sa”, quando va da un architetto non fa come quando vado io dal macellaio? >>