Il Paesaggio intorno

Il Paesaggio intorno

di Ugo Morelli *

Fermati e guarda, non limitarti alla visione. Ascolta con gli occhi. Senti come l’intorno si fa interno e tu diventi aria, acqua, suolo. Cammina piano. Passa sulla terra leggero. Ascolta quello che accade dentro e fuori di te. Nel momento stesso in cui questi due avverbi di luogo assumono una rilevanza che fa tremare nella nostra vita quotidiana.

Il nome di un gioco da bambini, “Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori”, sta diventando il titolo di questo nostro drammatico presente, in cui l’esclusione e la chiusura autoreferenziale sembrano essere la base per un pauroso rinculo nel localismo nazionalistico, fino agli estremi dell’individualismo indifferente. L’intorno ci fa paura. La perdita principale che stiamo sperimentando riguarda la libertà di movimento fisico e mentale e, soprattutto, il fatto che proprio andando dentro e fuori, particolarmente da quel movimento, derivano le condizioni più adatte alla nostra individuazione psichica e collettiva. Il paesaggio interno nasce dal movimento “dentro e fuori” col paesaggio intorno.

Ne deriva che al posto di “individuo”, bisognerebbe parlare di una progressiva “individuazione”. L’intorno è il “preindividuale” che sempre ci precede. Paradossale è che mentre giungiamo ad una verifica sempre più evidente dell’intersoggettività umana e del fatto che è nel “noi” che si crea l’“io”, la regressione individuale e collettiva in corso nel nostro tempo ci pone di fronte a un diffuso degrado di civiltà. Non solo i vertici politici di alcuni paesi, ma la sensibilità di componenti ampie della popolazione tendono a legittimare comportamenti escludenti e azioni di negazione nei confronti di chi, secondo quelle posizioni, è fuori e lì deve restare. Il paesaggio intorno si fa confine e muro.

Certo, il muro è anche simbolo di protezione: all’interno dei muri delle nostre case ci sentiamo accolti e al sicuro, questi muri proteggono i nostri affetti e la nostra intimità: si può dire che senza i muri non esisterebbero i nostri ambienti di vita. Quando il muro si apre diventa cornice: porta che conduce in un altro ambiente, finestra su un paesaggio naturale o antropologico. Ci apriamo al nostro paesaggio intorno. Respiriamo, allora! Lasciamo che la natura di cui siamo parte si confonda con noi. Ognuno ha la possibilità di accorgersi che siamo sempre contemporaneamente dentro e fuori da un luogo e da una situazione, e proprio in quel continuo movimento che si gioca fra differenza e inclusione si può creare una civiltà dell’intorno capace di contenere ogni interno.

(*) direttore scientifico Scuola sul Paesaggio/Festival di Paesaggio


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