Il coinvolgimento non è un monumento

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Il coinvolgimento non è un monumento

di Mario Pagliaro*

Il tempo vola, anche con la pandemia. Sembrano lontano secoli i giorni e le notti passate a fare ed ascoltare “paesaggio”, seduti in vicoli stretti accanto a tanti altri. Sembra essere passato tanto tempo anche dalla prima volta “da remoto” della Scuola sul Paesaggio/Festival di Paesaggio. L’ultima.
Quest’anno, il sesto, la SsP/FdP cambia ancora. E’ una dannazione ed un’opportunità costantemente ricercate. Studenti, professionisti poi amministratori, questa edizione, invece, è fatta con ragazzi senza curriculum specifici e senza la necessità di dover applicare negli studi o nel loro futuro lavoro, le esperienze con cui si farà conoscenza.

Come sempre, “non ci sono regole ma sempre una ragione”, quella di quest’anno è il “coinvolgimento”, la “partecipazione”. A prescindere dalle retoriche salvifiche sulle nuove generazioni e dalle fiducie concesse all’anagrafe, quel che interessa capire è cosa possa riuscire a coinvolgere nuovi cittadini, nella volontà di ri-conoscere il Paesaggio, con tutto il suo quotidiano che lo trasforma.
Insieme, proveremo con la Land Art, quella forma di arte che per statuto sta fuori dal museo e non è destinata a durare ma a consumarsi come ogni performance senza diritto di replica, ogni materiale organico esposto alle intemperie. Per molti, tutto questo potrebbe essere un aggravante: senza musei e anche senza monumentalità. Ma se Monumento lega “memini” e “monere”, “memoria” a “far ricordare”, noi cosa dovremmo far ricordare del Paesaggio? Perchè?

II paesaggio non è un monumento, considerando la sua attitudine a cambiare, ma un bene, considerando la nostra propensione a fargli perdere valore. Ed è sulla capacità di ri-conoscere valore ai luoghi che viviamo la scommessa da giocare per la loro vivibilità.

Il trend buonista preferisce l’immagine. Solitamente, più è decadente maggiore è l’appeal per il turista di un giorno o il progettista di sagre, più è patinata e tranquillizzante, maggiore è il desiderio per il conformista da una vita ed il progettista di alberi sui balconi.
Spostando l’obbiettivo sulla vivibilità dei nostri paesaggi, ogni certezza stereotipata viene a cadere. E la consapevolezza toglie supremazia alla redditività apparente.

 

(*) curatore Scuola sul Paesaggio/Festival di Paesaggio