22 Set Piazze deserte
di Ugo Morelli
Una spaesata appartenenza, ecco cosa viviamo nelle nostre piazze vuote. Ogni volta a chiedersi che ci faccio qui, per poi non voler essere altrove.
Chi potrà mai capire uno di noi quando è solo in una delle nostre piazze, se non il ventre che lo ha generato? Viviamo in un utero il cui grado zero può fruttare una nuova nascita. I luoghi centrali sono morti. Anche se comanda la paura la nostra vita è un allenamento al rischio.
Questo paesaggio-arena riesce ad essere un paesaggio poroso. È questa, a pensarci, la parte più aperta della città. Noi, museo della vergogna, sprigioniamo tanta vita. Un mondo antico e nuovo di zecca dove rulliamo sull’immondizia, ma non ci mancano mai le quote di dolore.
Ogni giorno ce le presenta, e ci temprano. Se si tratterà di andare verso un altrove che non sia questo dannato presente, noi e i nostri paesaggi ci saremo. È dal margine che può venire un’inaudita voce.