03 Ott Spigoli sghembi in salsa teatrale a Scampia
Scampia, terra di mezzo.
Sono a Scampia per il sopralluogo del Festival di Paesaggio, in compagnia di Salvatore Mazza, attore e regista teatrale, e Mario Pagliaro, architetto e ideatore del festival. C’è il sole ed è quasi il tramonto. Guardo in tondo e sono “illuminato” dai tagli spigolosi che la luce crea sugli edifici. Ne parlo con Salvatore, prende corpo l’idea di raccontare entrambi, lui col teatro, io con la fotografia, questo paesaggio.
Sprofondato nel divano pensatoio, tra musica e libri, continuo a immaginare come realizzare le riprese fotografiche. Idealmente mi vedo immerso in un grande teatro dove un’enorme scenografia è illuminata da fari radenti che mettono in risalto solo alcune porzioni di questa grande quinta.
Un po’ alla volta le geometrie degli edifici dormitorio si stagliano dal fondo, prendono forma nella mia testa e sono certo di non voler cascare nella retorica del simbolismo che questo luogo si è appiccicato addosso. Sarebbe banale ri-fotografare le note icone, sono state abbondantemente rappresentate.
Ecco, immagino di de-frammentare Scampia per ricomporla a mio piacimento, in un ideale mosaico, dove ogni tessera si affianca liberamente alle altre, senza nessun vincolo. Immagino che l’unico contrasto da fotografare sia quello tra luce e ombre. Immagino di eseguire le riprese fotografiche con un taglio quadrato, come se disponessi di una fotocamera con questo formato. Immagino di ridurre al minimo gli elementi che comporranno la scena. Immagino di adottare il bianco e nero per ottenere il massimo del contrasto cromatico tra luci e ombre. Immagino che il colore potrebbe distrarre.
L’immaginazione prende corpo una domenica mattina di settembre in compagnia di Mario e sua figlia Francesca e Martina, attivista del GRIDAS gruppo risveglio dal sonno.
Con fotocamera al seguito cammino tra gli stradoni del quartiere con lo sguardo un po’ all’insù per cercare quei contrasti. Come una scena al rallentatore le foto mi si presentano davanti, si compongono nell’inquadratura con ordine, senza frenesia, debbo solo fare click.
Nell’arco di una mattinata e poche ore pomeridiane, nel mezzo una doverosa pausa pizza, raccolgo qualche spigolo sghembo di Scampia, diversi occhi che mi hanno osservato, il rombo di marmitte smarmittate, la gioia dei break dancer del Summer jam, il Mammut che sembra un’isola felice.
Mi sento come se fossi figlio di questo quartiere.