Sant’Agata dei Goti è un borgo splendido, con qualche contraddizione ma tante potenzialità. I turisti, oramai, l’hanno aggiunta tra le mete preferite e quindi diventa doveroso accoglierli. Gli spazi da poter attrezzare, però, sono pochi, smetterla di consumare suolo con cementificazioni diffuse, sta finalmente diventando un dogma, così, fare impresa realizzando una piccolo bar all’interno di una struttura amovibile, diventa la soluzione perfetta.
Sant’Agata non è “dei Goti” perché sia stata davvero abitata da questo popolo, però la sua architettura storica è sicuramente romanica, quello stile che in Europa ha preceduto il Gotico, lo stile della luce, dei pilastri e dei muri inesistenti. Se serve ripensare un chiosco che già si chiama “Caffè gotico”, quindi, non si può non pensare a questo.
La struttura è stata pensata come un meccano in legno lamellare che si compone a secco, da montare e smontare stringendo bulloni e tendendo tiranti in acciaio, per costruire una scatola da posare a terra per gravità, senza inutile cemento che penetri il terreno. Per mura, vetrate isolate termicamente per delimitare e non chiudere uno spazio che non deve sembrare scatola. Le rifiniture, invece, in acciaio Cor.Ten, quel materiale creato per arrugginirsi senza degradarsi e dalla ruggine trarne la sua estietica.
Il tetto, piano, servirà per creare un nuovo punti di vista o alloggiare il fotovoltaico che saprà completare l’autonomia dell’insieme.
2019
arch. Mario Pagliaro
marzo 10, 2019